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L'ultimo regalo che mi fece Andrea Pinketts

L'ultimo regalo che mi fece Andrea Pinketts - Alfredo Franchini

Pubblichiamo qui sotto la prefazione che Andrea Pinketts ha voluto fare al primo romanzo di Alfredo Franchini, "Quegli occhi mai più rivisti", edito da Rupe Mutevole nel 2015. 

 

IL protagonista di questo breve ma intensissimo romanzo non è un isolano ma ha scelto di isolarsi. Il suo isolamento non avviene in un’isola straordinaria come la Sardegna ma in un luogo dell’Appennino tosco emiliano in cui quest’uomo, facendo i conti con la propria vita emotiva sentimentale e forse anche lavorativa, visto che è stato appena mandato a casa dall’azienda per cui ha lavorato per trent’anni con 30 mila euro, comincia a fare i conti con se stesso e con il suo migliore e peggiore nemico e cioè l’alcol.

In questo sperduto e forse per alcuni persino gradevole esilio, quest’uomo si tormenta, confrontandosi con le figure femminili del proprio passato alle quali si è aggrappato, che forse ha amato, ma per le quali oggi è diventato come una sorta di scalatore della propria vita, rendendosi conto di aver lasciato il rubinetto aperto dello scorrere del proprio tempo e vedendo che era finita l’acqua e adesso ci sono solo gocce che scandiscono il suo giorno. Sono gocce d’acqua ma anche litri di whisky. Ma in questa desolazione, mentre fa  i conti col suo passato, in un desolante scenario di depressione compiacevole e compiaciuta persino perché il personaggio si parla molto addosso, arriva in paese una ragazza che inevitabilmente deve essere misteriosa per attrarre l’attenzione di chiunque. La ragazza viene dall’Est, dalla Russia, è bellissima come in tutti i migliori sogni o nei migliori incubi e due solitudini iniziano a collimare, a frequentarsi. Prima in modo assolutamente casuale per quanto sia impossibile la casualità nell’unico bar frequentato del paese ma il destino è presente.

La ragazza non vuole parlare del proprio passato e l’uomo non vuole parlare del suo, quindi questa è la base di un rapporto in cui nessuno dei due ha deciso di raccontarsi.

Ci sono scene molto belle, anche tenere persino divertenti nonostante questo romanzo sia assolutamente cupo quanto l’animo del protagonista, Luciano, per il quale la ragazza è una sorta di raggio di sole, finché il protagonista non commette l’errore che suggerisco a chiunque sia innamorato di non compiere e cioè non decide di andare a leggere il cassetto proibito; un errore da non fare che sia il messaggio sul cellulare o una lettere, non cambia nulla. E’ lì che Luciano scopre il motivo per cui questa figura straordinaria che ha incontrato non vuole parlare del proprio passato. Ma nel momento in cui il segreto è stato rubato da un antieroe troppo curioso, forse persino guardone, l’inganno finisce e, finito l’inganno, ritorna la consapevolezza che il rubinetto sta perdendo goccia dopo goccia tutta l’acqua che poteva contenere. E allora il whisky non basta perché questo romanzo intensissimo, esile come numero di pagine ma assolutamente devastante, estremo e grandioso come numero di sensazioni che variano dal concetto dell’autodistruggersi al bisogno di ricrearsi attraverso le donne in cui ti sei specchiato.

Ci sono momenti di estrema tenerezza, uno solo di divertimento quando la ragazza scopre di avere in comune una passione per i gruppi musicali e quindi non avendo foglietti inizia, in una sorta di gara di citazioni, a segnarsi sulla gamba i nomi dei complessi dei musicisti. Allora quest’uomo disperato da se stesso, diventa un vero gambler, da giocatore d’azzardo ha capito una cosa vitale, che man mano che aggiunge il nome di un gruppo all’elenco, la ragazza se lo scriverà alzando la gonna e quindi più gruppi ci sono più la gonna diventa corta, fino a cessare di esistere.

Credo che sia meglio che una donna e una gonna abbiano l’intensità assoluta di questo libro rispetto a una storia lunga, ammorbante come una maxi gonna.

 

Io ho letto il libro subito, d’impatto, e poi me lo sono riletto, come faccio sempre, perché la prima lettura è emozionale e la seconda è critica. E devo dire che la persona che è entrata in questa storia non è più un lettore e nemmeno un critico: è la persona che Alfredo Franchini è riuscito a tirare dentro la storia.

                                                                                                                                                                                                             Andrea Pinketts

 

 

Un'introspezione cupa con qualche scena divertente

D'amore, solitudine, alcol è vestito il romanzo Quegli occhi mai più rivisti, dedicati a Luciano, un amico ucciso dal mal di vivere e dall'alcol. Nel libro, davvero cupo, c'è solo una pagina divertente cui ha fatto cenno Andrea Pinketts nella recensione riportata sopra. Eccola. 

Il viso di Olga somigliava a quello di una biondina dai cromosomi corsari, occhi azzurri come un lampo dei miei e dei suoi vent’anni, una ragazza con una gran voglia di viaggiare e di lasciare la sua città natale, Vicenza. Prendendo a esempio i poeti della beat generation, mi spiegava: “Questi piedi saranno la mia fortuna”. Io le guardavo le cosce e pensavo che la sua fortuna non sarebbe stata nei piedi. La mia famiglia - mi disse - non è il centro della mia vita, mi piace stare con gli altri, dormire con qualcuno… Una parte importante per noi aveva la musica, anche se io ero ossessionato dall'armonia e lei dal ritmo a cui si era abituata sin da bambina quando sentiva rimbombare un pallone a spicchi nei palazzetti dello sport.

_ Ti piace la musica progressiva?  Io risposi di sì e lei incalzò: “Quali gruppi conosci”? Senza pensarci dissi Pfm e Area.

 _ Forse è meglio fare un elenco preciso, sentenziò. Sulla spiaggia non avevamo carta per scrivere ma solo una penna in borsa, lei si tirò su la gonna e incominciò a segnare i nomi dei gruppi sulla gamba e, quando la lista s’allungò, si scoprì un po’ di più.

_ Se parliamo del rock progressivo, disse, non possiamo non iniziare dalle Orme che, tra l’altro, sono veneti come me anche se loro sono di Verona. Ti ricordi “Ad Gloriam” suonato in quintetto?

Avrei detto di sì a qualunque cosa e sperando che volesse aggiungere anche alcune annotazioni sulla gamba, dissi: "E' stato il primo gruppo italiano che ha inciso un disco live”. Ignorando il mio suggerimento, continuò ad elencare solo le sigle. Tra ingenuità e malizia la gonna era salita ancora e così pensai ai nomi più lunghi. Non mi venne niente di meglio che “Balletto di bronzo” e la fortuna volle che lei decise di aprire l’elenco anche agli stranieri: Led Zeppelin, Pink Floyd, Doors. Eravamo ormai vicini alla terra promessa quando mi venne in mente un gruppo che aveva fatto solo un disco ma che, nel nostro caso, poteva segnare una svolta: “Albergo Intergalattico spaziale”. Fu il colpo di grazia, mancavano un paio di centimetri perché restasse senza la gonna e decisi di inventarmi di sana pianta i nomi di due formazioni musicali. Dicono che sia difficile restare amici delle ragazze dagli occhi azzurri; il ricordo fu interrotto dal bruciore allo stomaco, capita quando si mischiano vari tipi di alcol. Se un uomo passa un terzo della sua esistenza a dormire, quanto tempo avrò trascorso nei postumi della sbornia? Mentre cercavo di fare un calcolo approssimativo, sapevo che dovevo restare supino per alleggerire la pressione tra il collo e la pancia. Meglio dormire e i ricordi addolciti dagli anni ci aiutano a scivolare nel sonno. Ho una buona memoria ma non è tanto importante la capacità di ricordare quanto quella di non riuscire a dimenticare mai. Collego le persone ai luoghi e mi vedo sulla spiaggia della mia giovinezza.

La potenza dell’alcol ingurgitato mi restituisce la sensazione di quelle estati al mare, quando il caldo è umido e nelle campagne c’è uno strato di detriti sui pozzi, l’acqua è torbida e le cisterne sono piene di terra. Le siepi scompaiono strappate dal maestrale. Batte il vento e lo scirocco ti culla e ti fa addormentare lentamente. In una di quelle notti il silenzio contrastava con la musica emessa da un primordiale sistema Hi-fi, mentre ero disteso nell’auto accanto alla ragazza dagli occhi luminosi e dalla montagna di capelli ricci. Si alzavano le note di Simon and Garfunkel contro lo scirocco ed eravamo abbracciati nella vettura parcheggiata a cento metri dal mare. Non so se ci fosse la luna quella sera ma credo di sì, o forse erano solo giorni luminosi. La nostra auto fu cannoneggiata da dietro da un pirata della strada, tanto ubriaco da non vedere che stava marciando nella corsia dove noi eravamo fermi. La musica s’interruppe sul ritornello: “Like a bridge over trubled water”, come un ponte sull’acqua tempestosa. Mi distenderò. Quando sei esausta… quando sei per la strada… Come un ponte sull’acqua tempestosa.

Nel video in alto il trailer scelto dall'Editore per il lancio del libro.